Poesie catartiche


Scritta da: Dario Pautasso
in Poesie (Poesie catartiche)

La mia tristezza

Prova a chiedere ad un bambino
cosa non vada,
perché stia piangendo:
allargherà le braccia,
scuoterà la testa,
piangerà, dirà: "non lo so",
"ho paura".

È la tristezza.

Io talvolta mi aggiro
muto come una tomba,
le gambi tremanti.
"Cosa c'è che non va?".
"Sono un bambino", vorrei dire.
Ma allargo le braccia,
e sussurro "ho paura".

È la mia tristezza.
Composta giovedì 16 luglio 2015
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    Scritta da: Elcoche
    in Poesie (Poesie catartiche)
    Ti ho incontrato stanotte, nei miei sogni agitati, ti sentivo pervadermi e riempirmi di fuoco.
    Il nostro incontro è stato senza respiro, il tuo calore mi bruciava in modo così continuo da divenire soffocante.
    Cercavo di sfuggirti, poi ad un tratto ho compreso che non avrei mai potuto continuare senza di te.
    Dopo la tua iniziale richiesta è diventata un obbligo:
    "Raffaele ho deciso di spossarti".
    Grazie caldo estivo.
    Composta lunedì 29 giugno 2015
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      in Poesie (Poesie catartiche)

      Esodo

      Al cospetto dell'umana reliquia risuona l'inno della carità,
      senza frequenza sbocciano, sparse, rose cangianti
      e la logica, macchina autofaga, adora e sconsacra l'assenza.

      Per caso, o meglio, per probabilità mi ritrovai,
      solo, nel transetto dei miei pensieri.
      Davanti al tabernacolo mi offrii monumento e immolai il mio estro
      per cercar l'uomo di fronte al Dio fattosi scienza.
      All'ombra dei cipressi e delle foglie verdi
      scorsi in me la fronda olifera e la fiamma liquida
      al cui cospetto l'anima esonda e scinde
      in funzione al progresso.

      Bisecato, vidi la sinistra, macchina
      e schema del fabbro di Abdera
      che gli uni scioglie dai moti complessi,
      lottare armata nel rituale.
      La destra, consacrata a Dioniso,
      adagio si astrasse dal foro in simposio
      con trascendenza inumana.
      La croce predominante prese il controllo del simulacro e infuse il flegma,
      cinse gli arti con fili elettronici e condensò la sinfonia dell'esistenza
      nelle scale gemelle, così che la triforza esplicasse lo scito oltre l'alchimia del diamante.
      Ma una volta rivelato l'arcano biologico, come ricompensa alla lungimiranza,
      ebbi in dono un nuovo mondo e con esso abbinata di lui l'ignoranza.
      La croce rimasta, senza volto o umana sembianza,
      come un fiore appassito ubriaco d'acqua,
      presa dal moto di provvidenza,
      perse la luce, spezzò la lenza,
      porse il suo verso, lo accostò al mio,
      prosa ispirata, una parola, un mezzo, un fine: "Io,

      vittima dell'umana dialettica,
      senza d'alcun vero o percezione,
      qui albergo e animo intima, isolata, quest'anima eclettica.

      Tra le virtute e i valori persi
      spargo lancette di tempo e speme.
      Raccolgo tra spine e perduti canti
      il frutto proibito dell'episteme.

      I', a tua immagine e condizione,
      do fine al dato e, mirando al progresso,
      traccio il potere d'evoluzione.

      I' soffio candele costantemente,
      senza giudizio, Bisogno Divino.
      Chi mente mi vede e chi crede mente."

      La mente a volte rinasce ignea dalle ceneri dell'oblio,
      ma una sfinge assopita che risorge chimera
      è cieca del mutamento e guarda avanti.
      Io mi voltai indietro
      a cercar nel buio dei ricordi l'ombra del sogno perso nell'esodo.
      Nessun rumore negli occhi.
      Lontano, oltre l'orizzonte dei miei eventi, albeggia, ancor tenue ma esistente,
      la legge vigente del Dio che cosciente annebbia lontane le vie che non presi.
      Composta lunedì 22 settembre 2014
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        Scritta da: Dario Pautasso
        in Poesie (Poesie catartiche)

        I miei ricordi

        Se volete sapere come la ricordi
        non cercate nei miei pensieri
        cercate nel futuro della mia nostalgia.
        Lì, al cader del sole
        vedrete una mano quasi tonda
        quasi impubere
        portare un dito di capelli
        dietro l'orecchio involuto e sereno.
        Un fiore vi germoglierà
        tra d'immezzo
        giallo come un ranuncolo selvatico.

        Capelli di rame, brace viva, foglie d'autunno.

        Oh com'è calda la nostalgia
        con i suoi mirati ritagli
        le sue sottigliezze scorrette,
        com'è ingiusta nell'escluder i difetti
        dietro la sua mano sempre tesa
        aperta d'innanzi allo sguardo.

        Ma è lì che dovete cercare
        se volete sapere come la ricordi.

        Occhio di terra, d'oliva, e di mare burrascoso
        occhio liquido di stagno
        bocca ampia, tesa a cercare...
        fronte acuta.
        Molta intelligenza e bisogno di sicurezza:
        binomio di sconfitta.
        Amore.
        Binomio di sconfitta.

        Ti auguro di perdere in trionfo,
        che il suono delle fanfare però
        non spazientisca il germe
        della mia inedia. sol questo!

        Lascia che il passato si faccia tale
        mentre anche la nostalgia
        si avvicina, irriverente,
        a portarmi via dal futuro
        i miei ricordi di te.
        Composta sabato 30 maggio 2015
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          Scritta da: Gianluca Cristadoro
          in Poesie (Poesie catartiche)

          Maschere

          Giocavo ad intristirmi con la maschera della giovinezza.
          Nulla intaccava l'ironia e la forza che a tutto rimediavano.
          Ma poco alla volta le maschere lasciano il segno
          e ci assomigliano, mentre il fuoco rimane vivo per combattere.
          E ne indossiamo un'altra, allegra e irriverente,
          mentre ricuciamo gli strappi e leniamo le ferite.
          Composta mercoledì 20 maggio 2015
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            Scritta da: Linda Reale Ruffino
            in Poesie (Poesie catartiche)

            Acqua e fuoco

            Acqua e fuoco
            quale sono io dei due elementi?
            La purezza o la passione,
            la frescura o l'arsura,
            l'innocenza o il peccato?
            Due volti della stessa medaglia
            gettata in aria e attesa
            nella sua caduta libera ove resta di fianco,
            stretta a forza dal suo equilibrio
            e non mostra la sua completa natura
            perché il conflitto è fusione di entrambi.
            Composta giovedì 30 aprile 2015
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              Scritta da: Lucio Doria
              in Poesie (Poesie catartiche)

              Al ristorante

              Strizzando l'occhio per un congenito difetto
              Chiamò il camerier per ordinare un bel filetto
              Naturalmente nulla fu servito dal ristoratore
              Lasciando a bocca asciutta l'avventore
              si alzò inferocito il cliente
              richiamando il cameriere impertinente
              chiese di quell'ordine ignorato
              il servitor allor con ghigno irrispettoso gli rispose
              dell'evidente scherzo che di occhio gli appariva
              sicché dell'apertur di palpebra con dita
              l'avventor fece forzatamente
              e tirando su un bel fiato ampiamente
              con tono autoritario senza aver di altre prove
              mandò l'indisponente cameriere fare in posterior altrove.
              Composta venerdì 24 aprile 2015
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                in Poesie (Poesie catartiche)

                Salmo 4 Giobbe

                Mi hai donato nuova vita
                Mi hai umiliato e rialzato come facesti con Giobbe
                Sono tuo perché sei Tu il mio profondo,
                Sei Tu il mio prossimo,
                Sei Tu il mio cielo
                e io non posso che aspirare a Te
                Non basta una vita per conoscere l'Infinito
                Come potrei conoscere i Tuoi Segreti
                Sono cieco ai tuoi Occhi
                E nel mio vuoto mi chiedo,
                chi potrà mutare un tuo disegno?
                Ai bambini è concesso immaginare ed anche sognare
                ad occhi aperti
                in questo consiste il dono di una vita
                Io non posso far altro che definirmi un bambino
                perché su questo ho meditato
                perché così Gesù ha affermato mentre
                curavo un lebbroso
                Ora che interi eserciti si sono schierati contro di me
                salva i miei corpi
                bacia i fiori di loto
                dammi scampo da Adamo
                Scuoti il mio Eidos
                Signore degli Eserciti.
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