Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco

Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco
verso un paese di silenzio e di quiete:
e presto anch'io dovrò preparare
al viaggio le mie spoglie mortali.

O care foreste di betulle!
E voi campi, sabbie delle pianure!
Davanti a questa folla di emigranti
non riesco a frenare la tristezza.

Forse ho creduto troppo qui nel mondo
a ciò che veste l'anima di carne.
Pace sui pioppi che l'ombrello dei rami
hanno specchiato dentro l'acqua rosa.

Quanti pensieri chiusi nel segreto,
quante canzoni composte a bassa voce:
ma sì, felice sono in questo nero universo
d'ogni respiro, d'ogni cosa vissuta.
Vota la poesia: Commenta
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    A mio padre

    Tu sai quello che ancora io non so
    l'inutile riposo della notte,
    la pace che spande la sua morta
    luce nelle taverne vuote,
    i borghi uccisi dalle ruspe.
    Le nude camelie nel terriccio,
    come rosari abbandonati dalle vecchie,
    altra stagione vogliono dirci.
    Ritorna il tempo della pesca: famelico,
    tu aneli con sacrale riverenza,
    nell'agonia d'un amo o d'una lenza,
    qualche sarago pizzuto.
    Non sa nulla la bestia marina
    d'una morte di buon mattino.
    Spera la fuga col fermo colpo
    d'una mascella nel mare sorrentino.
    Non sa che dietro ad ogni desiderio
    della vita c'è già la morte tutta della terra
    tu sai quello che ancora io non so
    le cose che io solo nomino
    e sono il mondo.
    Vota la poesia: Commenta
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Di tutto restano tre cose:
      la certezza che stiamo sempre iniziando,
      la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
      la certezza che saremo interrotti prima di finire.
      Pertanto, dobbiamo fare:
      dell'interruzione, un nuovo cammino,
      della caduta un passo di danza,
      della paura una scala,
      del sogno un ponte,
      del bisogno un incontro.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Cristina Metta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Bastille Requiem

        L'immaginario ha un torso di legni a contatto col sole
        e vicino alla fiamma
        ammazzo il tempo lungo le rive del fiume per assorbirne il senso
        ho ragione di credere ci siano fantasmi
        che si specchiano in queste acque
        tu mi hai mai visto così? così innamorato da avere paura?
        all'oste ubriaco non dare la bere l'acqua
        così come al sognatore non dire non dire dove guardare
        chiamami alza la mano sopra le teste dei passanti _ ancora non ti vedo
        c'è una buganvillea che azzarda un fucsia stridente contro le case
        ah i fiori _ i fiori sono il passato e il presente di tutti i grandi amori
        che si legano nella memoria ai loro profumi

        a volte sopra gli scogli della vita si abbattono tempeste
        li smussano ma non cancellano quell'ostinazione
        con ci guardano al re oceano dotto di orgoglio
        oh no gli scogli sono soldati passivi per scelta di natura
        come i poeti
        che da insonni difendono gli ideali

        a sto petto oggi mancano gli abbracci
        quanta Pandemia servirà per ricordarci la morte
        ho un mazzo di violette prese dai vasi del terrazzo
        ma non ho il coraggio e il piccolo diavolo in me ghigna
        oh traditore...

        c'è un genuflesso gargoyle che non teme la storia
        ha l'ardire di contrastare l'incendio del proprio corpo
        se Parigi non fosse Parigi ma un villaggio qualunque – ti direi scappa da ma
        ma tu resta _ questa è la città dove persino le nuvole contemplano l'amore
        dove persino i tetti sono colorati
        e la bocca delle metro invitano a cercarsi
        gli alberi sono muti non dicono niente
        verde è qualunque cosa abbia linfa mi duole poco di loro
        ma il fiume mi ricorda quando mi sei vicino
        e mi stringi
        ecco il senso delle guglie sopra un Duomo
        ecco il senso dei sogni nel profondo immaginario
        ecco il senso dei Gargoyle quando in strada cammina la morte
        noi siamo come gli angeli in missione che non hanno mai visto il volto di Dio ma concepiscono bene l'amore

        mi andrebbe del caffè ma i bar sono chiusi
        mi andrebbe del vino mai bistrot sono chiusi
        stessa cosa vale per tutto in tutto il mondo
        ma io ho fame
        ma io ho sete
        e voglio farlo mentre la gente cammina e ride
        mentre corre e si dispera
        voglio sognare mentre ti osservo il corpo
        mentre lo faccio mio
        mentre mi chiami _ ti ricordi il mio nome? ti ricordi che eri felice?
        il mio blasone va di moda solo tra i strafatti
        lo tengo solo per ricordarmi da dove vengo e dove voglio andare
        strade che mai vorrei finissero vuote
        quanta bellezza sprecata
        solo per gli occhi delle statue di pietra

        sono forse accecato da nostalgia?
        come un cane per il proprio padrone
        come una Bastiglia per i suoi rivoluzionari
        le donne... dicono gli altri... meglio se sono silenziose
        no! io voglio che parli
        che vivi che canti che imprechi che ami
        silenzio è solo per la tomba

        Eiffel faro spento faro triste senza traffico
        primavera per insetti felici noi – ammalati come in guerra
        una città vuota che chiama libertà quattro pareti e i loro soffitti
        sono un marziano – non mi contagia il male
        e ti amo
        questo dirò alla storia quando si tornerà in strada
        questo dirò al bicchiere di vino loquace
        all'oste ubriaco che non vorrà l'acqua
        gli dirò che tu parli che tu ami
        ora aspetto... violette... un fiume senza barche e il cielo terso

        io non voglio essere un angelo
        voglio essere un uomo
        ogni giorno per il tempo che mi resta
        potere amare
        e dire come l'acqua del fiume ai romantici - la mia storia

        Milky Way Man

        noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle
        notti di Luna cicciona
        splendente per le noccioline cosmiche nelle teste dei malati di stelle
        tenebra gotica mi trascino verso il tuo cuscino
        posso baciarti con tutti i fantasmi che danzano pirati
        su quest'isola di mortali chiamata Tortuga
        nella Via Lattea le tenebre della Terra sono un nodo
        per folli

        assenzio sulle tue labbra
        lacrimo amore
        verrò domani mattina
        suonerò alla tua porta _ tu apri
        ci sono i giardini in fiore
        le strade formicolanti
        ti nasconderò in un bar per guardare la tua bellezza
        finché il caffè diventerà freddo
        le brioches perderanno il gusto e tu sarai più dolce
        le daremo in briciole agli uccellini
        la tua faccia sarà sorpresa e io mi sentirò un eroe

        notti di noi prigionieri
        a fare staffetta con le ombre die mobili
        a rispolverare libri con copertine usurate
        finché gli occhi trasgrediscono alla storia per cercarsi
        altre mete
        in aria
        nel vuoto
        altrove

        vengo da te
        mi arresteranno al confine del comune
        mi segnaleranno per ribelle
        rischierò il carcere
        ma sono bugiardo
        rischiare la tua vita per un mio ghippo di solitudine – jamais!
        troubadour in chioccia a casa
        col cuore sciroppo d'acero istigo alle api
        non sarò altro oggi
        per te

        alla vita
        ritornare insieme
        vedere gente
        ascoltare i rumori
        e rubarti baci nei momenti più strani
        mentre il mondo avrà altro da fare
        da scrivere per il proprio destino
        oh prego che passi in fretta sta notte
        la Luna resterà al giorno come il sonno agli insonni
        saremo gazzelle romantiche in un giardino beato
        con tutto quello che hanno creato i poeti
        per amarci

        notti di luna cicciona
        oh mia musa cantami dolce
        tornerò dal silenzio dei muri
        al tuo dormire quieto per un abbraccio.
        Vota la poesia: Commenta
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Rosa di fuoco

          Di primavera siete orditi, o amanti;
          di vento e d'acqua e terra e sole orditi.
          La montagna nei vostri petti ansanti
          e dentro gli occhi i campi rifioriti,

          esibite una mutua primavera,
          di dolce latte impavidi e insaziati,
          ch'oggi v'offre la lùbrica pantera,
          prima che, torva, sul cammino guati.

          Muovetevi, se l'asse della terra
          verso il solstizio dell'estate aberra –
          verde il mandorlo e vizza la violetta,

          sete vicina, fonte non lontano –
          verso la sera amabile e perfetta
          con la rosa di fuoco nella mano.
          Vota la poesia: Commenta
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            La primavera sorrideva

            Un giorno mi sorprese la primavera
            che in tutti i campi intorno sorrideva.
            Verdi foglie in germoglio
            gialle rigonfie gemme delle fronde,
            fiori gialli, bianchi e rossi davano
            varietà di toni al paesaggio.
            E il sole
            sulle fronde tenere
            era una pioggia
            di raggi d'oro;
            nel sonoro scorrere
            del fiume ampio
            si specchiavano
            argentei e sottili i pioppi.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Antonio Belsito
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              C'era una volta il coronavirus

              C'era una volta il coronavirus
              era una mosca rossa
              dispettosa in ogni mossa
              e il suo ronzio era fastidioso
              disturbava tutto ciò che era gioioso
              perché voleva un mondo noioso.
              Svolazzava su ogni cosa
              e seccava pure una rosa
              tanto era odiosa.
              Voleva catturare gli uomini
              per metterli nella sua prigione
              dove non esiste emozione.
              "Non dovete vedere arcobaleni" – diceva
              - "perché è meglio un mondo di veleni".
              Allora, giunse un gigante buono
              e del cuore si sentiva il suono.
              Era tutto colorato
              giallo, bianco, nero
              e aveva il mondo disegnato
              ed era pure "mascherato".
              Il coronavirus intimorito
              chiese: "dove va buonuomo così vestito?".
              "Voglio far volare il mondo come un aquilone" – rispose il gigante buono -
              "cielo azzurro e solleone".
              E soffiò forte
              ma forte
              che la mosca rossa non ebbe altra sorte
              se non di ridare la vita alla morte.
              Così tutto il mondo tornò colorato
              dalla paura liberato
              e di quelli che la mosca aveva imprigionato
              - e, purtroppo, mai liberato -
              rimase un arcobaleno tanto amato
              perché grazie a loro
              il gigante buono, finalmente, era arrivato.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: dantino
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Zucchero filato

                Zucchero filato è la scighera oggi
                e a tatto, mi trovo ad avanzare
                ch'io sia, oppur sia stato poco importa
                ove sto andando ho avanti il nulla
                non sarà un vantaggio il camminare
                non certo un male
                il continuo è uguale al ritornare

                zucchero filato è oggi la scighera
                ed il respiro... ad ogni passo manca
                in quest'umido guardare, gocciolante
                muto è l'intorno e la paura aumenta
                tutto è un ritorno mamma
                ed io... dentro a questa nebbia
                siedo ad aspettare
                per coricarmi al seno
                e riposare.
                Composta sabato 24 aprile 2010
                Vota la poesia: Commenta