Poesie inserite da Antonio Prencipe

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Scritta da: Antonio Prencipe

Rose rotte

Nei miei vent'anni gioie e dolori
racchiusi nei villaggi
della solitudine repressa in un istante.
Rose rotte
spente come una sigaretta
consumata in un posacenere
senza cenere o mozziconi torturati dal tempo,
pieno di lacrime color cielo
cadute da occhi grandi, marroni
come la terra che sorregge i germogli
di mille erbe strappate dalle mani
di quel'agricoltore che coltiva
la vita di mille anime destinate all'inferno
di una sorte insaziabile di verità.
Rose rotte
senza paracadute, cadute da un'ombra
eterna senza ansie per chi
come me ha venduto il suo cuore
al mare assaporato dal consumarsi
dell'aurora in un tramonto travestito
da ricordi e temporali
nei labirinti di una fottuta colpa
nascosta nel profondo della propria anima.
Rose rotte
straziate dalla guerra eterna che è la nostra vita,
guerrieri senza maschera o falsità,
guerrieri nel sangue,
nelle tenebre, nel paradiso volano
mostrando le pagine quasi bruciate da un tempo
che meschino ha lasciato una macchia color sangue
nel nostro cuore obeso d'amore
e troppo sensibile e forte per poter vivere felice.
Composta venerdì 14 gennaio 2011
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    Scritta da: Antonio Prencipe

    Sobria

    Sobria,
    una bottiglia di vino
    fra le mani,
    un bicchiere mezzo riempito
    pieno di cenere e speranze,
    sobria si ma d'amore e lacrime,
    muoviti, muoviti
    in questa casa nostra
    sofferta, distrutta dalle nostre
    disarmate emozioni,
    non sai cos'è il sesso
    eppure è l'unica cosa che
    riesce a saziarti,
    il tuo corpo come un'armatura
    sostiene il dolore dei troppi si
    detti e poi respinti
    dal sole in una stanza
    con troppe lune.
    Un pacco di cartine,
    un grammo d'erba sulla scrivania,
    ragazza ostinata lo sballo non
    ti farà innamorare della vita,
    ragazza ostinata guarda
    questi occhi miei
    cosa vedi?
    C'è tristazza Vero?
    C'è anche molto dolore e solitudine,
    ma ragazza mia anche se
    ho smesso di vivere due anni fa
    non ho mai smesso d'amare
    le nuvole che da sole sostengono
    questo mondo così desiderato
    da quelle anime che senza motivo
    ci hanno abbandonato qui.
    Composta sabato 25 dicembre 2010
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      Scritta da: Antonio Prencipe

      Fotti il sistema

      I love you,
      Fuck the system.
      Premo il tasto "start"
      ricomincio a vivere,
      mi godo fino all'ultima goccia
      questo attimo di pura follia e vita,
      scopando dentro l'inferno così
      autentico e follemente nostro
      metto a rischio il mio innocente amore,
      fumo, bevo nel mio, nel tuo paradiso
      fregandomene di quel finto Santo
      che disgustato mi guarda
      e maledice il mio nome.
      Metto a fuoco
      la sedia del Re così amato
      dai suoi lecchini
      pronti a voltarli le spalle
      nel momento opportuno,
      cammino tra i bordi
      di un mondo cadente quasi distrutto
      dalla cattiveria della gente
      che tra le lacrime di chi l'amore non sa cos'è
      gode felice e sorride con aria indifferente,
      disegno un altro cielo
      senza un Dio, senza angeli o Santi.
      Disegno un inferno dannatamente
      perfetto, cancello il paradiso,
      il purgatorio lo rendo
      diverso e divertente,
      sconsacro ciò che è giusto,
      mi faccio una birra dentro
      la casa del signore,
      mi fumo una canna con il capo
      del governo,
      il sole tramonta
      la gente è sempre più falsa,
      io sono qui cercando di mandare
      a fan culo un mondo
      che mi ha fatto sempre e solo del male.
      Droga, sesso, fumo, alcol, morte
      che ne sarà della mia anima?
      Io dico che finirà
      all'inferno e il demonio
      impazzirà farà.
      Che ne sarà del mio cuore, violentato
      massacrato dalla violenza
      e prepotenza del tempo?
      La notte sta arrivando
      vaffanculo mondo io mi fumo un'altra canna
      e nel cielo più lontano
      volerò, tra le stelle, tra le gente
      per sempre libero sarò.
      Composta venerdì 24 dicembre 2010
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        Scritta da: Antonio Prencipe

        La sua anima è ancora lì

        Un mare disperato,
        puro inverno nel cuore,
        un amaro dolore fa breccia
        nel pane deposto sul tavolino
        di un uomo che il sangue
        del suo limpido vero amore
        ha visto cadere come una stilla d'inchiostro
        nei laghi pii,
        silenziosi come un temporale
        in un bosco nascosto.
        Un sorriso si spezza come un cuore
        gettato nei rovi di un deserto
        senza rose coltivate
        in un giacinto giardino
        senza lune e verità
        su cui specchiarsi.
        L'amore si perde, il viso invecchia,
        gli anni passano e l'anziano
        signore di tristezza e dolore
        muore sul letto affiancato
        ancora dall'anima eterna
        di quella donna che in fondo
        non l'ha mai lasciato solo,
        era sempre li,
        spettatrice malinconica
        di un vuoto incolmabile.
        Composta lunedì 20 dicembre 2010
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          Scritta da: Antonio Prencipe

          Il tempo si evolve

          Vedere morire l'amore è brutto
          ma vederlo violentare, abusare
          e poi lentamente morire
          alle soglie di quella finestra
          sporca, arrugginita, fredda, macchiata
          dal male di vivere di un'anima persa
          nei giacinti abbandonati, spogli
          è ancora peggio, fa male
          e non da scampo all'anima
          di rifugiarsi nella speranza.
          Come un fiume in piena
          il mio cuore scoppiò lontano
          anni luce dai miei occhi.
          Nei campi di grano coltivi speranze
          per noi mendicanti di libertà,
          nei campi lunari di noi sfortunati,
          torturi i pilastri di un'età
          violentata dall'evolversi dell'aurora,
          una fiaba, una novella
          questa storia deturpata
          dallo scorrere lento del tempo,
          fango, cristalli e amanti sorreggono
          la vita di chi l'amore
          perso ormai rincorre,
          sconosciuti rami di foglie predatrici
          scorrono veloci sul pavimento
          stuprato dai passi
          di chi la vita ha consumato,
          un'evuluzione, una giostra di
          colori uniformi è questa vita nostra,
          arrampicata negli occulti
          di lievi cactus appassiti
          dall'evolversi del tempo e del cielo
          nemici nostri.
          Composta mercoledì 15 dicembre 2010
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            Scritta da: Antonio Prencipe

            Un deserto senz'acqua

            Il mio soffrire è quasi appariscente
            come l'aria di Novembre,
            i miei seguaci avvistamenti
            nel torpore del mio destino
            sorreggono con mano il paradiso,
            l'autunno squarciando il tempo
            inonda l'azzurro di un mattino
            freddo all'improvviso,
            caldo come la neve dai candidi coriandoli
            pesanti come sassi nel vento,
            l'odore del mare non è in vendita,
            le nuvole rosso fuoco
            sobbalzano di forza propria
            e con fare armonico svelano i segreti
            del proprio contemporaneo infinito.
            Più di una volta con le mani
            sporche del mio stesso sangue
            mi sono chiesto chi ero
            e che fine ha fatto il mio sorriso
            schivato dal mio pianto
            costretto, crocifisso dal tempo e dallo spazio,
            più di una volta ho scelto
            le tenebre alla luce
            purtroppo mi ero abituato
            allo sconforto sonante
            di leggere foglie levigate
            dallo scuotere incessante
            di paure ed emozioni sussurrate
            da un cuore senza nessun ritegno
            e devozione per questa vita amara
            ma deliberatamente vissuta
            fino all'ultima libera lacrima
            versata in un deserto senz'acqua,
            più di una volta ho riesumato
            la mia anima sotterrata nel profondo,
            di un corpo nudo, bello
            e privo di qualsiasi emozione
            che il color del cielo
            possa ironicamente far brillare
            come stelle nell'Universo represso.
            Composta domenica 12 dicembre 2010
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              Scritta da: Antonio Prencipe

              Viaggio senza ritorno

              Avevo preso quella decisione,
              volevo donare la mia vita al niente,
              cancellare tutto questo dolore
              cancellare le lacrime salate, bastarde dal pavimento
              e cadere nel buio, cadere per sempre
              e non alzarmi,
              volevo sperare la morte con lieve pazienza
              senza aggredirla o impaurirla,
              ho desiderato morire nei boschi
              pieni di fragole mature, avvelenate dal mio
              cuore diviso, squarciato in due.
              Una puttana che ha perso
              la via si perde negli occhi di chi la sua
              dignità calpesterà,
              un angelo suicida per le strade e le montagne
              cerca invano un cuore da poter
              seppellire assieme alle sue ali,
              un carnefice, uno stupratore con le mani giunte
              inginocchiato sul tappeto sporco
              ancora dal sangue innocente
              di colei che l'amore ancora aspettava,
              prega un Dio che nel suo cuore
              ha già tradito, prega, si pente,
              chiede perdono per i suoi peccati così orrendi,
              non passa molto tempo
              il cielo è ancora scuro,
              il carnefice ha consumato un'altra vita,
              si pente ancora e prega ancora
              quel suo Dio così amato, buono, tradito.
              Maledico il mio essere poeta
              in un mondo strumentalizzato
              da un Dio che non ha padroni.
              Steso a terra rincorro colori e sogni,
              sono già morto dentro,
              una parte del mio cuore è ancora illuminata
              da una strana luce,
              osservo gli smeraldi e penso al vuoto
              che nel profondo non sono
              mai riuscito a colmare,
              corrò verso l'Africa
              per poter così donare la parte
              illuminata di questo
              mio cuore sconosciuto a coloro che sicuramente
              ne hanno bisogno e forse anche più di me.
              Composta sabato 11 dicembre 2010
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                Scritta da: Antonio Prencipe

                La notte è ancora nostra

                Questa notte
                non voglio lasciarti andar via...
                Sinuosa e raffinata
                mi prendi con fare armonico le mani
                e poggiando le tue labbra sulle mie
                mi baci lasciando scorrere brividi sonanti
                e nuovi sulla mia pelle.
                Le tue eleganti parole accarezzano il mio corpo
                nudo e impaziente del tuo...
                Voglio te, voglio goderti,
                voglio sentirmi tuo.
                Le serrande si chiudono sole...
                Nessuno può osservarci,
                soli in questa notte eccitata
                dal muoversi simultaneo
                dei nostri corpi affamati, insaziabili.
                Voglio assaporare il tuo fiore
                e sentir cader gocce
                di rugiada nelle mie calde labbra...
                L'orgasmo arriva sfiorando l'orizzonte
                mette in mostra i suoi doni.
                Non mi stanco voglio sentirmi dentro di te
                ancora...
                Entrare senza sosta nel tuo paradiso,
                baciare i tuoi seni e nell'aurora sfiorare
                l'infinito nelle più strane
                e perverse fantasie d'amore.
                Il tuo sudore sulla mia pelle
                lentamente si poggia sulle lenzuola color
                smeraldo dall'odor ciliegio avvolgono
                dolcemente i nostri corpi sospesi
                da questo vortice di passione e dolore.
                Ti prego non fermare il tuo istinto...
                Nei tuoi occhi mi perdo
                per poi riscoprirmi vivo
                e desideroso di te, del tuo corpo,
                delle tue mani che delicate
                sfiorano lo stelo vittima d'amore.
                Composta martedì 7 dicembre 2010
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                  Scritta da: Antonio Prencipe

                  Due Anni

                  Due notti, due vite, due amori
                  non riesco ancora a dimenticare
                  il sapore della tua innocenza
                  che brutalmente ti è stata strappata via,
                  violentata come un petalo di rosa
                  gettato nel fuoco assassino
                  di un dolore maledetto
                  che la vita ti ha sottoposto.
                  Due notti, due vite, due amori
                  vorrei poter dimenticare
                  le stanze chiuse, il gelo
                  sulla mia pelle,
                  il sangue gocciolare dalle mie mani,
                  dai miei occhi, vederlo attraversare
                  il mio destino era come morire
                  in angolo paludoso
                  corroso dalla ruggine e dal fango
                  che come pioggia assaliva la mia vita.
                  Due notti, due vite, due amori
                  fa freddo,
                  siamo soli in casa
                  vino rosso e marlboro,
                  tranquillità, amore,
                  i nostri visi si riflettono nel fumo
                  che tra i cieli costellati
                  di stelle e mari massacrati
                  dalla luce tiepida del tempo
                  mascherano il respiro straziato
                  di mille anime disperse,
                  disprezzate perfino dai loro cuori.
                  Due notti, due vite, due amori
                  la clessidra sta per giungere al termine
                  l'ultimo granello di sabbia
                  cade lasciando un forte boato
                  nelle mie orecchie stanche
                  di ascoltare il rumore del mondo
                  che senza pazienza si porta via
                  anche il più scortese degli amanti,
                  a piedi nudi attraverso il tempo,
                  ritorno indietro di due anni,
                  sono felice, fiero, innamorato,
                  la luce del sole accarezza il mio
                  corpo lasciandolo brillare
                  come cristalli in un mare di lacrime,
                  due anni fa donai il mio cuore,
                  oggi ho deciso di regalare
                  la mia anima al mare.
                  Composta giovedì 9 dicembre 2010
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                    Scritta da: Antonio Prencipe

                    Urlerò

                    Aaaah
                    voglio urlare,
                    si voglio urlare,
                    ho voglia di piangere ancora,
                    di ammazzare il vento,
                    voglio soffocare il dolore
                    in quei dannati e bastardi attimi di felicità
                    che hanno sfiorato la mia esistenza,
                    cosa serve vivere se non si ha
                    più sogni da poter o dover raggiungere?
                    Volevo fermarmi qui,
                    volevo togliermi la vita qui
                    come foglie secche nel fuoco maledetto
                    e crudele io volevo frantumare
                    tutto ciò che restava del mio strano vivere
                    su questo pezzo di terra calpestato
                    da angeli e fulmini truffatori
                    d'amore e destinazioni.

                    Che senso ha?
                    Che vita è questa qua?

                    Ho amato senza pietà
                    ho perso tutto senza pietà,
                    sono ancora qui e vivo,
                    si vivo ma ho pagato il conto
                    e non sono riuscito ancora a ricevere la fattura.
                    La mia fragilità è finita nel cesso
                    insieme alla mia sensibilità
                    che per molti anni ha reso schiava la mia vita
                    nell'eterna e triste insoddisfazione
                    alla ricerca di abbracci rinchiusi nelle prigioni
                    della sera depressa,
                    troppe maschere ho indossato
                    troppe volte ho trattenuto lacrime e diamanti
                    che dai miei occhi volevano scappare via.
                    Per strada, fra la gente un cane mi osserva,
                    rivedo i sorrisi, le paure
                    rivedo me stesso,
                    domani tornerò nella mia vita
                    spaccherò il mondo un'altra volta
                    e per sempre piangerò, sorriderò
                    senza vergognarmi
                    della mia anima pura, sacra e vittima d'amore.
                    Composta domenica 28 novembre 2010
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