Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate? (Sonetto 18)

    Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
    Tu sei ben più raggiante e mite:
    venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
    e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
    talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
    e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
    e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
    spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
    Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
    nè perdere possesso del bello che tu hai;
    nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
    perché al tempo contrasterai la tua eternità:
    finché ci sarà un respiro od occhi per vedere
    questi versi avranno luce e ti daranno vita.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      L'Azzurro

      Del sempiterno azzurro la serena ironia
      Perséguita, indolente e bella come i fiori,
      Il poeta impotente di genio e di follia
      Attraverso un deserto sterile di Dolori.

      Fuggendo, gli occhi chiusi, io lo sento che scruta
      Intensamente, come un rimorso atterrante,
      L'anima vuota. Dove fuggire? E quale cupa
      Notte gettare a brani sul suo spregio straziante?

      Nebbie, salite! Ceneri e monotoni veli
      Versate, ad annegare questi autunni fangosi,
      Lunghi cenci di bruma per i lividi cieli
      Ed alzate soffitti immensi e silenziosi!

      E tu, esci dai morti stagni letei e porta
      Con te la verde melma e i pallidi canneti,
      Caro Tedio, per chiudere con una mano accorta
      I grandi buchi azzurri degli uccelli crudeli.

      Ed ancora! Che senza sosta i tristi camini
      Fùmino, e di caligine una prigione errante
      Estingua nell'orrore dei suoi neri confini
      Il sole ormai morente giallastro all'orizzonte!

      -Il cielo è morto. - A te, materia, accorro! Dammi
      L'oblio dell'Ideale crudele e del Peccato:
      Questo martire viene a divider lo strame
      Dove il gregge degli uomini felice è coricato.

      Io voglio, poiché infine il mio cervello, vuoto
      Come il vaso d'unguento gettato lungo il muro,
      Più non sa agghindare il pensiero stentato,
      Lugubre sbadigliare verso un trapasso oscuro…

      Invano! Ecco trionfa l'Azzurro nella gloria
      Delle campane. Anima, ecco, voce diventa
      Per più farci paura con malvagia vittoria,
      Ed esce azzurro angelus dal metallo vivente!

      Si espande tra la nebbia, antico ed attraversa
      La tua agonia nativa, come un gladio sicuro:
      Dove andare, in rivolta inutile e perversa?
      Mia ossessione. Azzurro! Azzurro! Azzurro! Azzurro!
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        An die Melancholie / Alla malinconia

        Zum Wein, zu Freunden bin ich dir entflohn,
        Da mir vor deinem dunklen Auge graute,
        In Liebesarmen und beim Kiang der Laute
        Vergaß ich dich, dein ungetreuer Sohn.

        Du aber gingest mir verschwiegen nach
        Und warst im Wein, den ich verzweifelt zechte,
        Warst in der Schwüle meiner Liebesnächte
        Und warest noch im Hohn, den ich dir sprach.

        Nun kühlst du die erschöpften Glieder mir
        Und hast mein Haupt in deinen Schoß genommen,
        Da ich von meinen Fahrten heimgekommen:
        Denn all mein Irren war ein Weg zu dir.


        Fuggendo da te mi sono dato ad amici e vino,
        perché dei tuoi occhi oscuri avevo paura,
        e nelle braccia dell'amore ed ascoltando il liuto
        ti dimenticai, io tuo figlio infedele.

        Tu però in silenzio mi seguivi,
        ed eri nel vino che disperato bevevo,
        ed eri nel calore delle mie notti d'amore,
        ed eri anche nello scherno, che t'esprimevo.

        Ora mi rinfreschi le mie membra sfinite
        ed accolto hai nel tuo grembo il mio capo,
        ora che dai miei viaggi son tornato:
        tutto il mio vagare dunque era un cammino verso di te.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Gaetano Toffali
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Sognando la religione

          Signore
          non credo non credo
          eppure sono qui
          davanti inginocchiato
          Ah se sapessi
          mi piacciono le contraddizioni
          per poter restare me stesso
          Sono uno stupido
          non occorre che te lo dica
          il meno riuscito
          dei tuoi figli
          Sono brutto sono un fallito
          eppure non ho nulla da chiederti,
          non voglio miracoli per me,
          mi accontento che il sole
          mi dica buongiorno.
          Signore, non sono qui
          per fare la ruota come un pavone
          ma neanche per battermi il petto
          domandando perdono.
          Io sono solo un bambino
          che piange e arranca e fatica.
          Io muoio su una croce diversa
          mordendo i chiodi
          e spingendo i piedi
          verso il basso a sentire
          l'erba che cresce.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Paolo P
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Francesca

            Venivi innanzi uscendo dalla notte
            recavi fiori in mano
            ora uscirai fuori da una folla confusa,
            da un tumulto di parole intorno a te.
            Io che ti avevo veduta fra le cose prime
            mi adirai quando sentii dire il tuo nome
            in luoghi volgari.
            Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
            e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
            o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
            per poterti ritrovare,
            sola.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Vietnam

              Donna, come ti chiami? - Non lo so.
              Quando sei nata, da dove vieni? - Non lo so.
              Perché ti sei scavata una tana sottoterra? - Non lo so.
              Da quando ti nascondi qui? - Non lo so.
              Perché mi hai morso la mano? - Non lo so.
              Sai che non ti faremo del male? - Non lo so.
              Da che parte stai? - Non lo so.
              Ora c'è la guerra, devi scegliere. - Non lo so.
              Il tuo villaggio esiste ancora? - Non lo so.
              Questi sono i tuoi figli? - Sì.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Possibilità

                Preferisco il cinema.
                Preferisco i gatti.
                Preferisco le querce sul fiume Warta.
                Preferisco Dickens a Dostoevskij.
                Preferisco me che vuol bene alla gente
                a me che ama l'umanità.
                Preferisco avere sottomano ago e filo.
                Preferisco il colore verde.
                Preferisco non affermare
                che l'intelletto ha la colpa di tutto.
                Preferisco le eccezioni.
                Preferisco uscire prima.
                Preferisco parlare con i medici d'altro.
                Preferisco le vecchie illustrazione a tratteggio.
                Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
                al ridicolo di non scriverne.
                Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
                da festeggiare ogni giorno.
                Preferisco i moralisti
                che non mi promettono nulla.
                Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
                Preferisco la terra in borghese.
                Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
                Preferisco avere delle riserve.
                Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
                Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
                Preferisco foglie senza fiori a fiori senza foglie.
                Preferisco i cani con la coda non tagliata.
                Preferisco gli occhi chiari, perché li ho scuri.
                Preferisco i cassetti.
                Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
                a molte pure qui non menzionate.
                Preferisco gli zeri alla rinfusa
                che non allineati in una cifra.
                Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
                Preferisco toccare ferro.
                Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
                Preferisco prendere in considerazione perfino la possibilità
                che l'essere abbia una sua ragione.
                Vota la poesia: Commenta
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Canto di chi rimane a casa

                  Restare a casa è un ordine
                  che non si discute,
                  ma da adesso in poi dovremmo essere
                  un poco più attenti a quelli che muoiono sul lavoro.
                  lo so che ora il problema è non infettare gli altri,
                  lo so che non è una banale influenza
                  quella che ci sta attraversando,
                  ma se dobbiamo temere la malattia
                  dobbiamo temerla sempre,
                  dobbiamo mettere pochi pesticidi nelle terre
                  e le industrie pochi veleni nel cibo e nell'aria.
                  e chi non è più amato
                  non può più uccidere la sua amante,
                  e si può essere ricchi
                  solo se non ci sono poveri.
                  Non voglio affiancarmi agli stupidi
                  per ogni volta che dici qualcosa
                  ti rispondo che il problema è un altro,
                  dobbiamo chiedere che dal prossimo autunno,
                  ogni governo, di destra o di sinistra,
                  si ponga il problema che vendere sigarette è vendere tumori
                  e vendere alcolici è vendere cirrosi.
                  Ora più che mai è un dovere di tutti stare bene
                  ma nel futuro deve essere anche un diritto:
                  se un futuro governo, come quelli passati,
                  toglierà soldi agli ospedali
                  per destinarli alle spese militari
                  sarà un governo di criminali.
                  Composta sabato 21 marzo 2020
                  Vota la poesia: Commenta